Classificazione ASA: ecco che cos’è e in quali classi si suddivide

Classificazione ASA: ecco che cos’è e in quali classi si suddivide

La classificazione ASA analizza lo stato di salute di un paziente, in quanto l’età anagrafica non è un indice attendibile. Può capitare, infatti, che un paziente anziano abbia un indice di salute migliore rispetto a quello di un paziente adulto.

L’indice di salute, dunque, è dato da una serie di variabili come: attività fisica, presenza di patologie, stile di vita. L’età anagrafica partecipa a queste variabili, ma non può essere l’unica ad essere presa in considerazione.

La scala ASA prende il nome dall’American Society of Anesthesiologists, e viene utilizzata da oltre sessant’anni nel campo della chirurgia. La classificazione ASA, infatti, valuta se un paziente può essere o meno a rischio in caso di anestesia locale, valutandone quindi l’idoneità ad essere sottoposto ad un qualsiasi intervento di chirurgia.

Classificazione ASA: la scala di riferimento

Laclassificazione ASA è uno strumento per verificare se il paziente è idoneo ad un dato intervento chirurgico che richiede anestesia generale, oppure si trova in uno stato di rischio.

La scala viene suddivisa in sette classi:

  • Nessun rischio: classe ASA 0
  • Paziente Sano: classe ASA 1
  • Paziente con patologia lieve, che non comporta limitazioni funzionali: classe ASA 2 (diabete o ipertensione)
  • Paziente con grave patologia senza o con modica limitazione: classe ASA 3 (diabete severo, obesità)
  • Paziente con grave patologia con importanti limitazioni funzionali o a rischio di morte: classe ASA 4 (aneurisma cerebrale, ischemia cardiaca)
  • Paziente in condizioni critiche: classe ASA 5 (trauma massivo, rottura di un aneurisma)
  • Paziente in morte cerebrale: classe ASA 6

Solitamente il grado 0 viene utilizzato solo in condizioni logistiche e assistenziali ottimali per pazienti sani a livello di salute fisica e psichica.

Anestesia totale: rischi per pazienti compromessi

L’anestesia totale, anche conosciuta come anestesia generale, induce il paziente ad uno stato di sonno con perdita di coscienza attraverso l’uso di farmaci. L’individuo, quindi, durante l’anestesia non è né risvegliabile, né reattivo a stimoli dolorosi. Viene utilizzata per interventi chirurgici o medici invasivi, dove il paziente non è prevista la partecipazione attiva del paziente, e anzi, per la sua stessa sicurezza, è necessario che questo non sia vigile.

Tuttavia, trattandosi di una induzione in uno stato di incoscienza indotto da farmaci, il risveglio avviene interrompendo la somministrazione di questi. Il risveglio non è immediato, ma successivo allo smaltimento dei farmaci anestetici.

Oggi, l’anestesia viene smaltita molto rapidamente rispetto al passato, tuttavia vi sono dei fattori di rischio. Questi sono per esempio il diabete, l’uso e l’abuso di alcool e droghe, obesità, fumo di sigaretta, e allergie ai farmaci anestetici.

Un altro fattore di rischio è la complessità di un intervento chirurgico, che richiede la somministrazione di farmaci anestetici per lungo tempo.

Arianna